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Dieta e DNA

La suscettibilità genetica all’obesità può essere espressa in risposta a specifici profili alimentari e livelli di attività fisica che possono essere trasmessi, ma espressi solo se le condizioni ambientali lo permettono.

Anche le ricerche riguardanti gli effetti della restrizione energetica e le modifiche dietetiche negli individui obesi stanno fornendo interessanti informazioni riguardo a come i nutrienti sono in grado di modulare l’espressione genetica. Il problema è che, al momento, la nutrigenomica e i test genetici che hanno una grande potenzialità scientifica non sono validati per la pratica clinica ( Academy of Nutrition and Dietetics, 2014).

Normalmente i test genetici in commercio consentono la valutazione di un numero molto limitato di variazioni di materiale genetico a carico di un unico nucleotide –SNPs- (in genere una ventina su diversi milioni possibili nella migliore delle ipotesi) e per giunta “spalmati” su diversi aspetti metabolico-funzionali dell’individuo. Quindi siamo ben lontani dalla possibilità di definire il profilo genetico individuale. Quest’ultimo infatti dovrebbe comprendere la totalità del genoma e di tutte le sue varianti. Tale analisi richiede tecniche non previste dai kit attualmente in vendita. Inoltre la successiva interpretazione funzionale dei dati ottenuti necessita dell’intervento di ulteriori analisi bio-informatiche estremamente complesse, sicuramente non a disposizione di un ambulatorio ma tipiche di centri di ricerca avanzati.

I test genetici attualmente in commercio non sono quindi in grado di fornire alcuna reale informazione utile alla determinazione di una dieta personalizzata e non aggiungono niente di più a quanto già dicono le raccomandazioni nutrizionali per la popolazione.

In ogni caso la strada molecolare che sta caratterizzando l’era “post-genomica” è stata appena aperta e ci lascia sperare che nel prossimo ventennio sarà forse possibile comprendere almeno una buona parte delle complesse interazioni tra alimentazione, genoma e salute dell’uomo (Soeliman & Azadbakht, 2014; Gow et al.,2014).

 


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